Sperimentazione, preservazione e studio di uve rare.
Il sedici giugno scorso ASET ha visitato la struttura operativa dell’Unità di ricerca per la viticoltura di Arezzo, più sbrigativamente chiamata VIC.
Il nome originale era Regia cantina sperimentale, e si parla del 1908: un tempo in cui lo spettro era la fillossera. Non a caso, come ci ha spiegato il direttore Dott. Pietro Storchi, il vigneto che ci siamo trovati davanti si trova in piano: fra i tentativi di liberarsi dell’insetto ci fu quello di annegarlo, semplicemente allagando il terreno. Altri tempi, ormai da decenni il VIC svolge attività meno drammatiche eppure di grande interesse facendo parte del CREA, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria.
La sperimentazione va avanti direttamente su quel vigneto come altrove in collaborazione con aziende private, prevalentemente dell’Italia centrale. Abbiamo sfogliato ad esempio un volume che espone i ponderosi risultati della ricerca pluriennale svolta presso il Castello di Brolio, sulle relazioni vitigni-suoli-climi.
Molto interessante la degustazione che ci è stata offerta, volta a evidenziare il carattere gustativo di uve rare presenti sul nostro territorio. Erano per lo più microvinificazioni svolte sul posto, ma non sono mancate bottiglie in commercio. Nocchianello bianco e nero, Morellone, Orpicchio o Lacrima forte sono state per quasi tutti noi delle novità assolute, oltre ai più conosciuti (si fa per dire) Vermentino nero, Abrostine o Foglia tonda.
La struttura del VIC è anche un museo a cielo aperto da visitare, su appuntamento: viale Santa Margherita 80, Arezzo 0575-353021 / vic@crea.gov.it